Poiché sotto i lor duci ambo schieratigli eserciti si fur, mosse il troiano
come stormo d'augei, forte gridandoe schiamazzando, col romor che mena
lo squadron delle gru, quando del vernofuggendo i nembi l'oceàn sorvola
con acuti clangori, e guerra e morteporta al popol pigmeo. Ma taciturni
e spiranti valor marcian gli Achivi,
pronti a recarsi di conserto aita.
Come talor del monte in su la cimadi Scirocco il soffiar spande la nebbia
al pastore odiosa, al ladro carapiù che la notte, né va lunge il guardo
più che tiro di pietra: a questa guisasi destava di polve una procella
sotto il piè de' guerrieri che velocil'aperto campo trascorrean. Venuti
di poco spazio l'un dell'altro a frontegli eserciti nemici, ecco Alessandro
nelle prime apparir file troianebello come un bel Dio. Portava indosso
una pelle di pardo, ed il ricurvoarco e la spada; e due dardi guizzando
ben ferrati ed aguzzi, iva de' Greci
sfidando i primi a singolar conflitto.
Il vide Menelao dinanzi a tuttivenir superbo a lunghi passi; e quale
il cor s'allegra di lïon che vistoun cervo di gran corpo o caprïolo,
spinto da fame a divorarlo intende,
e il latrar de' molossi, e degli audacivillan robusti il minacciar non cura;
tale alla vista del Troian leggiadroesultò Menelao. Piena sperando
far sopra il traditor la sua vendetta,
balza armato dal cocchio: e lui scorgendovenir tra' primi, in cor turbossi il drudo,
e della morte paventoso in salvosi ritrasse tra' suoi. Qual chi veduto
in montana foresta orrido serperisalta indietro, e per la balza fugge
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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