con Ulisse conteso; e noi ponemmola maraviglia di quel suo sembiante.
Qui vide un terzo il re d'eccelso e vastocorpo, ed inchiese: Chi quell'altro fia
che ha membra di gigante, e va sovranodegli omeri e del capo agli altri tutti? -
Il grande Aiace, rispondea racchiusanel fluente suo vel la děa Lacena,
Aiace, rocca degli Achei. Quell'altrodall'altra banda č Idomenčo: lo vedi?
ritto in pič fra' Cretensi un Dio somiglia,
e de' Cretensi gli fan cerchio i duci.
Spesso ad ospizio nelle nostre casel'accolse Menelao, ben lo ravviso,
e ravviso con lui tutti del grecocampo i primi, e potrei di ciascheduno
dir anco il nome: ma li due non veggomiei germani gemelli, incliti duci,
Cŕstore di cavalli domatore,
e il valoroso lottator Polluce.
Forse di Sparta non son ei venuti;
o venuti, di sé nelle battaglieniegan far mostra, del mio scorno ahi! forse
vergognosi, e dell'onta che mi copre.
Cosě parlava, né sapea che spentiil diletto di Sparta almo terreno
lor patrio nido li chiudea nel grembo.
Veněan recando i banditori intantodalla cittŕ le sacre ostie di pace,
due trascelti agnelletti, e della terragiocondo frutto generoso vino
chiuso in otre caprigno. Il messaggieroIdčo recava un fulgido cratere
ed aurati bicchier. Giunto al cospettodel re vegliardo sě l'invita e dice:
Sorgi, figliuol laomedonteo; nel campoti chiamano de' Teucri e degli Achei
gli ottimati a giurar l'ostie percossed'un accordo. Alessandro e Menelao
disputeransi colle lunghe lanciel'acquisto della sposa; e questa e tutte
sue dovizie daransi al vincitore.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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