di seguirlo vicin, mentre pel campoordinando le turbe egli s'aggira,
onde accorrergli pronto ove stanchezzagli occupasse le membra. Egli pedone
scorre intanto le file, e quanti all'armiaffrettarsi ne vede, ei colla voce
fortemente gl'incuora, e grida: Argivi,
niun rallenti le forze: il giusto Giove
bugiardi non aiuta: chi primierol'accordo vīolō, pasto vedrassi
di voraci avoltoi, mentre captivele dilette lor mogli in un co' figli
noi nosco condurremo, Ilio distrutto.
Quanti poi ne scorgea ritrosi e schividella battaglia, con irati accenti
li rabbuffando, O Argivi, egli dicea,
o guerrier da balestra, o vitupčri!
Non vi prende vergogna? A che vi stateistupiditi come zebe, a cui,
dopo scorso un gran campo, la stanchezzaruba il piede e la lena? E voi del pari
allibiti al pugnar vi sottraete.
Aspettate voi forse che il nemicoalla spiaggia s'accosti ove ritratte
stan sul secco le prore, onde si veggase Giove allor vi stenderā la mano?
Cosė imperando trascorrea le schiere.
Venne ai Cretesi; e li trovō che all'armidavan di piglio intorno al bellicoso
Idomenčo. Per vigorėa di forzepari a fiero cinghiale Idomenčo
guidava l'antiguardia, e Merīone
la retroguardia. Del vederli allegroil sir de' forti Atride al re cretese
con questo dolce favellar si volse:
Idomenčo, te sopra i Dānai tutticavalieri veloci in pregio io tegno,
sia nella guerra, sia nell'altre imprese,
sia ne' conviti, allor che ne' craterid'almo antico līeo versan la spuma
i supremi tra' Greci. Ove degli altrichiomati Achivi misurato č il nappo,
il tuo del par che il mio sempre trabocca,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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