le volubili rote: così giacquel'Antemide trafitto Simoesio,
e tale dispogliollo il grande Aiace.
Contro Aiace l'acuta asta diressed'infra le turbe allor di Priamo il figlio
Antifo, e il colpo gli fallì; ma colsenell'inguine il fedel d'Ulisse amico
Leuco che già di Simoesio altrovetraea la salma; e accanto al corpo esangue,
che di man gli cadea, cadde egli pure.
Forte adirato dell'ucciso amicosi spinse Ulisse tra gl'innanzi, tutto
scintillante di ferro, e più dappressofacendosi, e dintorno il guardo attento
rivolgendo, librò l'asta lucente.
Si misero a quell'atto in guardia i Teucri,
e lo cansâr; ma quegli il telo a vôtonon sospinse, e ferì Democoonte,
Priamide bastardo che d'Abido
con veloci puledre era venuto.
A costui fulminò l'irato Ulisse
nelle tempie la lancia; e trapassollela ferrea punta. Tenebrârsi i lumi
al trafitto che cadde fragoroso,
e cupo gli tonâr l'armi sul petto.
Rinculò de' Troiani, al suo cadere,
la fronte, rinculò lo stesso Ettorre;
dier gli Argivi alte grida, ed occupatii corpi uccisi, s'avanzâr di punta.
Dalla rocca di Pergamo mirollisdegnato Apollo, e rincorando i Teucri
con gran voce gridò: Fermo tenete,
valorosi Troiani, ed agli Achei
non cedete l'onor di questa pugna,
ché né pietra né ferro è la lor pelleda rintuzzar delle vostr'armi il taglio.
Non combatte qui, no, della leggiadraTétide il figlio: non temete; Achille
stassi alle navi a digerir la bile.
Così dall'alto della rocca il Dio
terribile sclamò. Ma la ferocePalla, di Giove glorïosa figlia,
discorrendo le file inanimavagli Achivi, ovunque li vedea rimessi.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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