Qui la Parca allacciò l'Amarancìde
Dïore. Un'aspra e quanto cape il pugnogrossa pietra il percosse alla diritta
tibia presso il tallone, e feritorefu l'Imbraside Piro che de' Traci
condottiero dall'Eno era venuto.
Franse ambidue li nervi e la caviglial'improbo sasso, ed ei cadde supino
nella sabbia, e mal vivo ambo le maniai compagni stendea. Sopra gli corse
il percussore, e l'asta in mezzo all'epagli cacciò. Si versâr tutte per terra
le intestina, e mortale ombra il coperse.
All'irruente Piro allor l'Etòlo
Toante si rivolge; e lui nel pettocon la lancia ferendo alla mammella
nel polmon gliela ficca. Indi appressatogliela sconficca dalla piaga; e in pugno
stretta l'acuta spada glie l'immersenella ventraia, e gli rapìo la vita;
l'armi non già, ché intorno al morto Piro
colle lungh'aste in pugno irti di ciuffiaffollârsi i suoi Traci, e il chiaro Etòlo,
benché grande e gagliardo, allontanarosì che a forza respinto si ritrasse.
Così l'uno appo l'altro nella polvegiacquero i due campioni, il tracio duce,
e il duce degli Epei. Dintorno a questimolt'altri prodi ritrovâr la morte.
Chi da ferite illeso, e da Minerva
per man guidato, e preservato il pettodal volar degli strali, avvolto in mezzo
alla pugna si fosse, avrìa le fortiopre stupito degli eroi, ché molti
e Troiani ed Achivi nella polvegiacquer proni e confusi in quel conflitto.
LIBRO QUINTO
Allor Palla Minerva a Dïomede
forza infuse ed ardire, onde fra tuttigli Achei splendesse glorïoso e chiaro.
Lampi gli uscìan dall'elmo e dallo scudod'inestinguibil fiamma, al tremolìo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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