la prudente Minerva mi conceda,
tu per le briglie allora i miei cavallilega all'anse del cocchio, e ratto vola
ai cavalli d'Enea, e dai Troiani
via te li mena fra gli Achei. Son essidella stirpe gentil di quei che Giove,
prezzo del figlio Ganimede, un giornoa Troe donava; né miglior destrieri
vede l'occhio del Sole e dell'Aurora.
Al re Laomedonte il prence Anchise
la razza ne furò, sopposte ai padrisegretamente un dì le sue puledre
che di tale imeneo sei generosicorsier gli partoriro. Egli n'impingua
quattro di questi a sé nel suo presepe,
e due ne cesse al figlio Enea, superbicavalli da battaglia. Ove n'avvegna
di predarli, n'avremo immensa lode.
Mentre seguìan tra lor queste parole,
quelli incitando i corridor velocitosto appressârsi, e Pandaro primiero
favellò: Bellicoso ardito figliodell'illustre Tidèo, poiché l'acuto
mio stral non ti domò, vengo a far provas'io di lancia ferir meglio mi sappia.
Così detto, la lunga asta vibrandofulminolla, e colpì di Dïomede
lo scudo sì, che la ferrata puntatutto passollo, e ne sfiorò l'usbergo.
Sei ferito nel fianco (alto allor gridal'illustre feritor), né a lungo, io spero,
vivrai: la gloria che mi porti è somma.
Errasti, o folle, il colpo (imperturbatogli rispose l'eroe); ben io m'avviso
ch'uno almeno di voi, pria di ristarvida questa zuffa, nel suo sangue steso
l'ira di Marte sazierà. Ciò detto,
scagliò. Minerva ne diresse il telo,
e a lui che curvo lo sfuggìa, cacciollotra il naso e il ciglio. Penetrò l'acuto
ferro tra' denti, ne tagliò l'estremalingua, e di sotto al mento uscì la punta.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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