lavor dell'armi che dell'arco il divosire eccitava, e l'omicida Marte,
e la Discordia ognor furente e pazza.
D'altra parte gli Aiaci e Dïomede
e il re dulìchio anch'essi alla battagliaraccendono gli Achei già per sé stessi
né la furia tementi né le gridade' Dardani, ma fermi ad aspettarli.
Quai nubi che de' monti in su la cimaimmote arresta di Saturno il figlio
quando l'aria è tranquilla e il furor dormedegli Aquiloni o d'altro impetuoso
di nubi fugator vento sonoro;
di piè fermo così senza verunopensier di fuga attendono gli Achivi
de' Troiani l'assalto. E Agamennóne
per le file scorrendo, e molte cosed'ogni parte avvertendo, Amici, ei grida,
uomini siate e di cor forte, e ognunonel calor della pugna il guardo tema
del suo compagno. De' guerrier che infiammageneroso pudore, i salvi sono
più che gli uccisi; chi rossor di fuganon sente, ha persa coll'onor la forza.
Scagliò l'asta, ciò detto, ed un guerrieropercosse de' primai, commilitone
del magnanimo Enea, Dëicoonte,
di Pèrgaso figliuol tenuto in pregiodai Teucri al paro che di Priamo i figli,
perché presto a pugnar sempre tra' primi.
Colpillo Atride nell'opposto scudoche difesa non fece. Trapassollo
tutto la lancia, e per lo cinto all'imoventre discese. Strepitoso ei cadde,
e l'armi rimbombâr sovra il caduto.
Enea diè morte di rincontro a duevalentissimi, Orsiloco e Cretone,
figli a Dïòcle, della ben costruttacittà di Fere un ricco abitatore.
Scendea costui dal fiume Alfeo che largola pilia terra di bell'acque inonda:
Alfèo produsse Orsiloco di molte
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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