genti signore, Orsiloco Dïòcle,
e Dïòcle costor, mastri di guerrad'un sol parto acquistati. Aveano entrambi
già fatti adulti navigato a Troia
per onor degli Atridi, e qui la vitaentrambi terminâr. Quai due leoni,
cui la madre sul monte entro i recessid'alto speco educò, fan ruba e guasto
delle mandre, de' greggi e delle stalle,
finché dal ferro de' pastor raggiunticaggiono anch'essi; e tali allor dall'asta
d'Enea percossi caddero costorocol fragor di recisi eccelsi abeti.
Strinse pietà dei due caduti il pettodel prode Menelao, che tosto innanzi
si spinse di lucenti armi vestitol'asta squassando. E Marte, che domarlo
per man d'Enea fa stima, il cor gli attizza.
Del magnanimo Nestore il buon figlioAntiloco osservollo, e un qualche danno
paventando all'Atride, un qualche gravestorpio all'impresa degli Achei, processe
nell'antiguardo. Già s'aveano incontroabbassate le picche i due campioni
pronti a ferir, quando d'Atride al fiancoAntiloco comparve: e di due tali
viste le forze in un congiunte, Enea,
benché prode guerriero, retrocesse.
Trassero questi tra gli Achei gli estintiOrsiloco e Cretone, e d'ambedue
le miserande spoglie in man depostedegli amici, dier volta, e nella pugna
novellamente si mischiâr tra' primi.
Fu morto il duce allor de' generosiscudati Paflagoni, il marziale
Pilemene. Il ferì d'asta alla spallal'Atride Menelao. Lo suo sergente
ed auriga Midon, gagliardo figliod'Antimnio, cadde per la man d'Antiloco.
Dava questo Midon, per via fuggirsi,
la volta al cocchio. Antiloco nel pienodel cubito il ferì con tale un colpo
| |
Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
|
|
Orsiloco Dïòcle Troia Atridi Enea Menelao Marte Enea Nestore Atride Achei Atride Enea Achei Cretone Paflagoni Atride Menelao Midon Antimnio Antiloco Midon
|