i promessi destrieri, egli con solesei navi e pochi armati Ilio distrusse,
e vedovate ne lasciò le vie.
Tu sei codardo, tu a perir qui traggii tuoi soldati, tu veruna aita,
col tuo venir di Licia, non daraialla dardania gente; e quando pure
un gagliardo ti fossi, il braccio mioqui stenderatti e spingeratti a Pluto.
E di rimando a lui de' Licii il duce:
Tlepòlemo, le sacre iliache muraErcole, è ver, distrusse, e la scempiezza
del frigio sire il meritò, che ingratoal beneficio con acerbi detti
oltraggiollo; e i destrieri, alta cagionedi sua venuta, gli negò. Ma i vanti
paterni non torran che la mia lanciaqui non ti prostri. Tu morrai: son io
che tel predìco, e a me l'onor qui tostodarai della vittoria, e l'alma a Pluto.
Ciò detto appena, sollevaro in altoi ferrati lor cerri ambo i guerrieri,
ed ambo a un tempo gli scagliâr. PercosseSarpedonte il nemico a mezzo il collo,
sì che tutto il passò l'asta crudele,
e a lui gli occhi coperse eterna notte.
Ma il telo uscito nel medesmo istantedalla man di Tlepòlemo la manca
coscia ferì di Sarpedon. Passollainfino all'osso la fulminea punta,
ma non diè morte, ché vietollo il padre.
Accorsero gli amici, e dal tumultosottrassero l'eroe che del confitto
telo di molto si dolea, né mentev'avea posto verun, né s'avvisava
di sconficcarlo dalla coscia offesa,
onde espedirne il camminar: tant'eradel salvarlo la fretta e la faccenda.
Dall'altra parte i coturnati Achei
di Tlepòlemo anch'essi dalla pugnaritraggono la salma. Al doloroso
spettacolo la forte alma d'Ulisse
si commosse altamente; e in suo pensiero
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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