Or chi prima, chi poi fu l'abbattutodal ferreo Marte e dall'audace Ettorre?
Teutrante che sembianza avea d'un Dio,
l'agitatore di cavalli Oreste,
il vibrator di lancia Etolio Treco,
e l'Enopide Elèno, ed Enomào,
e d'armi adorno di color diversoOresbio che a far d'oro alte conserve
posto il pensier, tenea suo seggio in Ila
appo il lago Cefisio ov'altri assaiopulenti Beozi avean soggiorno.
Tale e tanta d'Achivi occisïoneGiuno mirando, a Pallade si volse,
e con preste parole: Ohimè! le disse,
invitta figlia dell'Egìoco Giove,
se libera lasciam dell'omicidaMarte la furia, indarno a Menelao
noi promettemmo dell'iliache torrila caduta, e felice il suo ritorno.
Or via, scendiamo, e di valor noi purefacciam prova laggiù. Disse, e Minerva
tenne l'invito. Allor la venerandaSaturnia Giuno ad allestir veloce
corse i d'oro bardati almi destrieri.
Immantinente al cocchio Ebe le curveruote innesta. Un ventaglio apre ciascuna
d'otto raggi di bronzo, e si rivolvesovra l'asse di ferro. Il giro è tutto
d'incorruttibil oro, ma di bronzole salde lame de' lor cerchi estremi.
Maraviglia a veder! Son puro argentoi rotondi lor mozzi, e vergolate
d'argento e d'ôr del cocchio anco le cinghiecon ambedue dell'orbe i semicerchi,
a cui sospese consegnar le guide.
Si dispicca da questo e scorre avantipur d'argento il timone, in cima a cui
Ebe attacca il bel giogo e le leggiadrepettiere; e queste parimenti e quello
d'auro sono contesti. DesïosaGiuno di zuffe e del rumor di guerra,
gli alipedi veloci al giogo adduce.
Né Minerva s'indugia.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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