Pagina (103/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Va, le rispose delle nubi il sire,
      spingi contra costui la predatriceMinerva, a farlo assai dolente usata.
      Di ciò lieta la Dea fe' su le groppede' corsieri sonar la sferza; e quelli
      infra la terra e lo stellato cielodesïosi volaro; e quanto vede
      d'aereo spazio un uom che in alto assisostende il guardo sul mar, tanto d'un salto
      ne varcâr delle Dive i tempestosidestrier. Là giunte dove l'onde amiche
      confondono davanti all'alta Troia
      Simoenta e Scamandro, ivi rattenneGiuno i cavalli, gli staccò dal cocchio,
      e di nebbia li cinse. Il Simoenta
      loro un pasco fornì d'ambrosie erbette.
      Tacite allora, e col leggiero incessodi timide colombe ambe le Dive
      appropinquârsi al campo acheo, bramosedi dar soccorso a' combattenti. E quando
      arrivâr dove molti e valorosi,
      come stuol di cinghiali o di lïoni,
      si stavano ristretti intorno al fortefigliuolo di Tidèo, presa la forma
      di Stèntore che voce avea di ferro,
      e pareggiava di cinquanta il grido,
      Giuno sclamò: Vituperati Argivi,
      mere apparenze di valor, vergogna!
      Finché mostrossi in campo la divinafronte d'Achille, non fur osi i Teucri
      scostarsi mai dalle dardanie porte;
      cotanto di sua lancia era il terrore.
      Or lungi dalle mura insino al marevengono audaci a cimentar la pugna.
      Sì dicendo svegliò di ciaschedunoe la forza e l'ardir. Sorgiunse in questa
      la cerula Minerva a Dïomede
      ch'appo il carro la piaga, onde l'offesedi Pandaro lo stral, refrigerava;
      e colla stanca destra sollevandodello scudo la soga tutta molle
      di molesto sudor, tergea del negrosangue la tabe. Colla man posata


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Dea Dive Troia Scamandro Simoenta Dive Tidèo Stèntore Vituperati Argivi Achille Teucri Minerva Dïomede Pandaro