Va, le rispose delle nubi il sire,
spingi contra costui la predatriceMinerva, a farlo assai dolente usata.
Di ciò lieta la Dea fe' su le groppede' corsieri sonar la sferza; e quelli
infra la terra e lo stellato cielodesïosi volaro; e quanto vede
d'aereo spazio un uom che in alto assisostende il guardo sul mar, tanto d'un salto
ne varcâr delle Dive i tempestosidestrier. Là giunte dove l'onde amiche
confondono davanti all'alta Troia
Simoenta e Scamandro, ivi rattenneGiuno i cavalli, gli staccò dal cocchio,
e di nebbia li cinse. Il Simoenta
loro un pasco fornì d'ambrosie erbette.
Tacite allora, e col leggiero incessodi timide colombe ambe le Dive
appropinquârsi al campo acheo, bramosedi dar soccorso a' combattenti. E quando
arrivâr dove molti e valorosi,
come stuol di cinghiali o di lïoni,
si stavano ristretti intorno al fortefigliuolo di Tidèo, presa la forma
di Stèntore che voce avea di ferro,
e pareggiava di cinquanta il grido,
Giuno sclamò: Vituperati Argivi,
mere apparenze di valor, vergogna!
Finché mostrossi in campo la divinafronte d'Achille, non fur osi i Teucri
scostarsi mai dalle dardanie porte;
cotanto di sua lancia era il terrore.
Or lungi dalle mura insino al marevengono audaci a cimentar la pugna.
Sì dicendo svegliò di ciaschedunoe la forza e l'ardir. Sorgiunse in questa
la cerula Minerva a Dïomede
ch'appo il carro la piaga, onde l'offesedi Pandaro lo stral, refrigerava;
e colla stanca destra sollevandodello scudo la soga tutta molle
di molesto sudor, tergea del negrosangue la tabe. Colla man posata
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Dea Dive Troia Scamandro Simoenta Dive Tidèo Stèntore Vituperati Argivi Achille Teucri Minerva Dïomede Pandaro
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