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      Sì dicendo afferrò colla possentedestra il figliuol di Capanèo, dal carro
      traendolo; né quegli a dar fu tardoun salto a terra; ed ella stessa ascese
      sovra il cocchio da canto a Dïomede
      infiammata di sdegno. Orrendamentel'asse al gran pondo cigolò, ché carco
      d'una gran Diva egli era e d'un gran prode.
      Al sonoro flagello ed alle brigliediè di piglio Minerva, e senza indugio
      contra Marte sospinse i generosicornipedi. Lo giunse appunto in quella
      che atterrato l'enorme Perifante
      (un fortissimo Etòlo, egregio figliod'Ochesio), il Dio crudel lordo di sangue
      lo trucidava. In arrivar si poseMinerva di Pluton l'elmo alla fronte,
      onde celarsi di quel fero al guardo.
      Come il nume omicida ebbe vedutol'illustre Dïomede, al suol disteso
      lasciò l'immenso Perifante, e drittoad investir si spinse il cavaliero.
      E tosto giunti l'un dell'altro a fronte,
      Marte il primo scagliò l'asta di sopraal giogo de' corsier lungo le briglie,
      di rapirgli la vita desïoso:
      ma prese colla man l'asta volantela Dea Minerva e la stornò dal carro,
      e vano il colpo riuscì. Secondospinse l'asta il Tidìde a tutta forza.
      La diresse Minerva, e al Dio l'infissesotto il cinto nell'epa, e vulnerollo,
      e lacerata la divina cutel'asta ritrasse. Mugolò il ferito
      nume, e ruppe in un tuon pari di noveo dieci mila combattenti al grido
      quando appiccan la zuffa. I Troi l'udiro,
      l'udîr gli Achivi, e ne tremâr: sì fortefu di Marte il muggito. E quale pel grave
      vento che spira dalla calda terrasi fa di nubi tenebroso il cielo;
      tal parve il ferreo Marte a Dïomede,


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Iliade
di Homerus (Omero)
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