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      il più grande, il più bello, e a lei più carodi quanti in serbo ne' regali alberghi
      ella ne tien, deponga umilementesu le ginocchia della Diva, e dodici
      giovenche le prometta ancor non dome,
      se la nostra città commiserandoe le consorti e i figli, ella dal sacro
      Ilio allontana il fiero Dïomede
      combattente crudele, e vïolentoartefice di fuga, e per mio senno
      il più gagliardo degli Achei. Né certonoi tremammo giammai tanto il Pelìde,
      benché figlio a una Dea, quanto costuiche fuor di modo inferocisce, e nullo
      vien di forze con esso a paragone.
      Disse: e al cenno fraterno obbedïenteEttore armato si lanciò dal carro
      con due dardi alla mano; e via scorrendoper lo campo e animando ogni guerriero,
      rinfrescò la battaglia: e tosto i Teucri
      voltâr la faccia, e coraggiosi incontrofersi al nemico. S'arretrâr gli Achivi,
      e la strage cessò; ch'essi mirandosì audaci i Teucri convertir le fronti,
      stimâr disceso in lor soccorso un Dio.
      E tuttavia le sue genti Ettorre
      confortando, gridava ad alta voce:
      Magnanimi Troiani, e voi di Troia
      generosi alleati, ah siate, amici,
      siatemi prodi, e fuor mettete interala vostra gagliardìa, mentr'io per poco
      men volo in Ilio ad intimar de' padrie delle mogli i preghi e le votive
      ecatombi agli Dei. - Parte, ciò detto.
      Ondeggiano all'eroe, mentre cammina,
      l'alte creste dell'elmo; e il negro cuoio,
      che gli orli attorna dell'immenso scudo,
      la cervice gli batte ed il tallone.
      Di duellar bramosi allor nel mezzodell'un campo e dell'altro appresentârsi
      Glauco, prole d'Ippoloco, e il Tidìde.
      Come al tratto dell'armi ambo fur giunti,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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