Ed ellanell'odorato talamo discende,
ove di pepli istorïati un serbotenea, lavor delle fenicie donne
che Paride, solcando il vasto mare,
da Sidon conducea quando la figliadi Tindaro rapìo. Di questi Ecùba
un ne toglie il più grande, il più riposto,
fulgido come stella, ed a Minerva
offerta lo destina. Indi s'avvìadalle gravi matrone accompagnata.
Al tempio giunte di Minerva in vettaall'ardua rocca, aperse loro i sacri
claustri la figlia di Cissèo, la bellad'alme guance Teano, che lodata
d'Antènore consorte i giusti Teucri
di Minerva nomâr sacerdotessa.
Tutte allora levâr con alti piantia Pallade le palme, e preso il peplo,
su le ginocchia della Diva il posela modesta Teano: indi di Giove
alla gran figlia orò con questi accenti:
Veneranda Minerva, inclita Dea,
delle città custode, ah tu del fieroTidìde l'asta infrangi, e di tua mano
stendilo anciso su le porte Scee,
che noi tosto su l'are a te faremodi dodici giovenche ancor non dome
scorrere il sangue, se di queste murae delle teucre spose, e de' lor cari
figli innocenti sentirai pietade.
Così pregâr: ma non udìa la Diva
delle misere i voti. Ettore intantodi Paride cammina alle leggiadre
case, di che egli stesso il prence aveadivisato il disegno, al magistero
de' più sperti di Troia architettorifidandone l'effetto. E questi a lui
e stanza ed atrio e corte edificarosul sommo della rocca, appo i regali
di Priamo stesso e del maggior fratellorisplendenti soggiorni. Entrovvi Ettorre,
nelle mani la lunga asta tenendodi ben undici cubiti. La punta
di terso ferro colla ghiera d'oro
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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