fortemente lo spregio, e dell'altereTroiane donne, se guerrier codardo
mi tenessi in disparte, e della pugnaevitassi i cimenti. Ah nol consente,
no, questo cor. Da lungo tempo appresiad esser forte, ed a volar tra' primi
negli acerbi conflitti alla tuteladella paterna gloria e della mia.
Giorno verrā, presago il cor mel dice,
verrā giorno che il sacro iliaco muroe Priamo e tutta la sua gente cada.
Ma né de' Teucri il rio dolor, né quellod'Ecuba stessa, né del padre antico,
né de' fratei, che molti e valorosisotto il ferro nemico nella polve
cadran distesi, non mi accora, o donna,
sė di questi il dolor, quanto il crudeletuo destino, se fia che qualche Acheo,
del sangue ancor de' tuoi lordo l'usbergo,
lagrimosa ti tragga in servitude.
Misera! in Argo all'insolente cennod'una straniera tesserai le tele.
Dal fonte di Messėde o d'Iperča,
(ben repugnante, ma dal fato astretta)
alla superba recherai le linfe;
e vedendo talun piovere il piantodal tuo ciglio, dirā: Quella č d'Ettorre
l'alta consorte, di quel prode Ettorre
che fra' troiani eroi di generosicavalli agitatori era il primiero,
quando intorno a Ilïon si combattea.
Cosė dirassi da qualcuno; e alloratu di nuovo dolor l'alma trafitta
pių viva in petto sentirai la bramadi tal marito a scior le tue catene.
Ma pria morto la terra mi ricopra,
ch'io di te schiava i lai pietosi intenda.
Cosė detto, distese al caro figliol'aperte braccia. Acuto mise un grido
il bambinello, e declinato il volto,
tutto il nascose alla nudrice in seno,
dalle fiere atterrito armi paterne,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Teucri Ecuba Acheo Argo Messėde Iperča Ettorre Ettorre Ilïon
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