Ploravan tutte l'ancor vivo Ettorre
nella casa d'Ettòr le dolorose,
rivederlo più mai non si sperandoreduce dalla pugna, e dalle fiere
mani scampato de' robusti Achei.
Non producea gl'indugi in questo mezzodentro l'alte sue soglie il Prïamìde
Paride: e già di tutte rivestitole sue bell'armi, d'Ilio folgorando
traversava le vie con presto piede.
Come destriero che di largo cibone' presepi pasciuto, ed a lavarsi
del fiume avvezzo alla bell'onda, alfinerotti i legami per l'aperto corre
stampando con sonante ugna il terreno:
scherzan sul dosso i crini, alta s'estollela superba cervice, ed esultando
di sua bellezza, ai noti paschi ei volaove amor d'erbe o di puledre il tira;
tale di Priamo il figlio dalla roccadi Pergamo scendea tutto nell'armi
esultante e corrusco come sole.
Sì ratti i piedi lo portâr, ch'ei tostoil germano raggiunse appunto in quella
che dal tristo parlar si dipartìadella consorte. Favellò primiero
Paride, e disse: Alla tua giusta frettafui di lungo aspettar forse cagione,
venerando fratello, e non ti giunsisollecito, tem'io, come imponesti.
Generoso timor! rispose Ettorre;
null'uom, che l'opre drittamente estimi,
darà biasmo alle tue nel gloriosomestier dell'armi; ché tu pur se' prode.
Ma, colpa del voler, spesso s'allentala tua virtude, e inoperosa giace.
Quindi è l'alto mio duol quando de' Teucri
per te solo infelici odo in tuo dannole contumelie. Ma partiam, ché poscia
comporremo tra noi questa contesa,
se grazia ne farà Giove benignodi poter lieti nelle nostre case
ai Celesti immortali offrir la coppa
| |
Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
|
|
Ettorre Ettòr Achei Prïamìde Ilio Priamo Pergamo Ettorre Teucri Giove Celesti
|