Ereutalion venìa, che pari a numel'armatura regal d'Arëitòo
indosso avea, del divo Arëitòo
che gli uomini tutti e le ben cinte donneclavigero nomâr; perché non d'arco
né di lunga asta armato ei combattea,
ma con clava di ferro poderosarompea le schiere. A lui diè morte poscia,
pel valore non già, ma per ingannoLicurgo al varco d'un angusto calle,
ove il rotar della ferrata clavaal suo scampo non valse; ché Licurgo
prevenendone il colpo traforòglil'epa coll'asta, e stramazzollo; e l'armi
così gli tolse che da Marte egli ebbe,
armi che poscia l'uccisor portavane' fervidi conflitti; insin che, fatto
per vecchiezza impotente, al suo dilettoprode scudiero Ereutalion le cesse.
Di queste dunque altero iva costuidisfidando i più forti, ed atterriti
n'eran sì tutti, che nessun si mosse.
Ma io mi mossi audace core, e d'anniminor di tutti m'azzuffai con esso,
e col favor di Pallade lo spensi:
forte eccelso campion che in molta arenagiaceami steso al piede. Oh mi fiorisse
or quell'etade e la mia forza intégra!
Per certo Ettorre troverìa qui tostochi gli risponda. E voi del campo acheo
i più forti, i più degni, ad incontrarlovoi non andrete con allegro petto?
Tacque: e rizzârsi subitani in piedinove guerrieri. Si rizzò primiero
il re de' prodi Agamennón; rizzossidopo lui Dïomede, indi ambedue
gl'impetuosi Aiaci; indi, col fidoMerïon bellicoso, Idomenèo;
e poscia d'Evemon l'inclito figlioEurìpilo, e Toante Andremonìde,
e il saggio Ulisse finalmente. Ognunochiese il certame coll'eroe troiano.
Disse allora il buon veglio: Arbitra sia
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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