l'ebbe assunte dintorno alla persona,
concitato avvïossi, a camminavaquale incede il gran Marte allor che scende
tra fiere genti stimolate all'armidallo sdegno di Giove, e dall'insana
roditrice dell'alme émpia Contesa.
Tale si mosse degli Achei trincieralo smisurato Aiace, sorridendo
con terribile piglio, e misuravaa vasti passi il suol, l'asta crollando
che lunga sul terren l'ombra spandea.
Di letizia esultavano gli Achivi
a riguardarlo; ma per l'ossa ai Teucri
corse subito un gelo. Palpitonnelo stesso Ettòr; ma né schivar per tema
il fier cimento, né tra' suoi ritrarsipiù non gli lice, ché fu sua la sfida.
E già gli è sopra Aiace coll'immensopavese che parea mobile torre;
opra di Tichio, d'Ila abitatore,
prestantissimo fabbro, che di settecostruito l'avea ben salde e grosse
cuoia di tauro, e indóttavi di soprauna falda d'acciar. Con questo al petto
enorme scudo il Telamònio eroeféssi avanti al Troiano, e minaccioso
mosse queste parole: Ettore, or chiarosaprai da solo a sol quai prodi ancora
rimangono agli Achei dopo il Pelìde
cuor di lïone e rompitor di schiere.
Irato coll'Atride egli alle navineghittoso si sta; ma noi siam tali,
che non temiamo lo tuo scontro, e molti.
Comincia or tu la pugna, e tira il primo.
Nobile prence Telamònio Aiace,
rispose Ettorre, a che mi tenti, e parlicome a imbelle fanciullo o femminetta
cui dell'armi il mestiero è pellegrino?
E anch'io trattar so il ferro e dar la morte,
e a dritta e a manca anch'io girar lo scudo,
e infaticato sostener l'attacco,
e a piè fermo danzar nel sanguinoso
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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