supremo senno, né pur tutte oprandole vostre posse. Ma ben io, se il voglio,
la trarrò colla terra e il mar sospeso:
indi alla vetta dell'immoto Olimpo
annoderò la gran catena, ed altotutte da quella penderan le cose.
Cotanto il mio poter vince de' numile forze e de' mortai. - Qui tacque, e tutti
dal minaccioso ragionar percossiammutolîr gli Dei. Ruppe Minerva
finalmente il silenzio, e così disse:
Padre e re de' Celesti, e noi pur ancosappiam che invitta è la tua gran possanza.
Ma nondimen de' bellicosi Achei
pietà ne prende, che di fato iniquoson vicini a perir. Noi dalla pugna,
se tu il comandi, ci terrem lontani;
ma non vietar che di consiglio almenosien giovati gli Achivi, onde non tutti
cadan nell'ira tua disfatti e morti.
Con un sorriso le rispose il sommode' nembi adunator: Conforta il core,
diletta figlia; favellai severo,
ma vo' teco esser mite. - E così detto,
gli orocriniti eripedi cavallicome vento veloci al carro aggioga:
al divin corpo induce una loricatutta d'auro, e alla man data una sferza
pur d'auro intesta e di gentil lavoro,
monta il cocchio, e flagella a tutto corsoi corridori che volâr bramosi
infra la terra e lo stellato Olimpo.
Tosto all'Ida, di belve e di rigosifonti altrice, arrivò su l'ardua cima
del Gargaro, ove sacro a lui frondeggiaun bosco, e fuma un odorato altare.
Qui degli uomini il padre e degli Deirattenne e dal timon sciolse i cavalli,
e di nebbia gli avvolse. Indi s'assiseesultante di gloria in su la vetta
di là lo sguardo a Troia rivolgendoed alle navi degli Achei, che preso
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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