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      Mentre seguìan tra lor queste parole,
      quanto intervallo dalle navi al murola fossa comprendea, tutto era denso
      di cavalli, di cocchi e di guerrieriivi dal fiero Ettòr serrati e chiusi,
      che simigliante al rapido Gradivo
      infuriava col favor di Giove.
      E ben le navi avrìa messe in faville,
      se l'alma Giuno in cor d'Agamennóne
      il pensier non ponea di girne attornoratto egli stesso a incoraggiar gli Achivi.
      Per le tende egli dunque e per le navisollecito correa, raccolto il grande
      purpureo manto nel robusto pugno:
      e cotal su la negra capitanad'Ulisse si fermò, che vasta il mezzo
      dell'armata tenea, donde distintad'ogni parte mandar potea la voce
      fin d'Aiace e d'Achille al padiglione,
      che l'eguali lor prore ai lati estremi,
      nel valor delle braccia ambo securi,
      avean dedotte all'arenoso lido.
      Di là fec'egli rimbombar sul campoquest'alto grido: Svergognati Achivi,
      vitupèri nell'opre e sol d'aspettomaravigliosi! dove dunque andaro
      gli alteri vanti che menammo un giornodi prodezza e di forza? In Lenno queste
      fur le vostre burbanze allor che l'epav'empiean le polpe de' giovenchi uccisi,
      e le ricolme tazze inghirlandatesi venìan tracannando, e si dicea
      che un sol per cento e per dugento Teucri,
      un sol Greco valea nella battaglia.
      Ed or tutti ne fuga un solo Ettorre,
      che ben tosto farà di queste navicenere e fumo. O Giove padre, e quale
      altro mai re di tanti danni afflitto,
      di tanto disonor carco volesti?
      Pur io so ben, che quando a questo lidoil perverso destin mi conducea,
      giammai veruno de' tuoi santi altarinavigando lasciai sprezzato indietro;


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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