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      da profonda tristezza era di tuttii più forti lo spirto; e in quella guisa
      che il pescoso Oceàno si rabbuffa,
      quando improvviso dalla tracia tanadi Ponente sorgiunge e d'Aquilone
      l'impetuoso soffio; alto s'estollel'onda, e si sparge di molt'alga il lido:
      tale è l'interna degli Achei tempesta.
      Sovra ogni altro l'Atride addoloratodi qua, di là s'aggira, ed agli araldi
      comanda di chiamar tutti in segretoad uno ad uno i duci a parlamento.
      Come fûro adunati, e mesti in voltos'assisero, levossi Agamennóne.
      Lagrimava simìle a cupo fonteche tenebrosi da scoscesa rupe
      versa i suoi rivi; e dal profondo senomesso un sospiro, cominciò: Diletti
      principi Argivi, in una ria sciaguraGiove m'avvolse. Dispietato! ei prima
      mi promise e giurò che al suol prostrated'Ilio le mura, glorïoso in Argo
      avrei fatto ritorno; ed or mi frodaindegnamente, e dopo tante in guerra
      estinte vite, di partir m'imponeinonorato. Il piacimento è questo
      del prepotente nume, che già moltespianò cittadi eccelse, e molte ancora
      ne spianerà, ché immenso è il suo potere.
      Dunque al mio detto obbediam tutti, al ventodiam le vele, fuggiamo alla diletta
      paterna terra, ché dell'alta Troia
      lo sperato conquisto è vana impresa.
      Ammutîr tutti a queste voci, e in cupolungo silenzio si restâr dolenti
      i figli degli Achei. Lo ruppe alfineil bellicoso Dïomede, e disse:
      Atride, al torto tuo parlar col verolibero dir, che in libero consesso
      lice ad ognun, risponderò. Tu m'odisenza disdegno. Osasti, e fosti il primo,
      alla presenza degli Achei pur dianzivituperarmi, e imbelle dirmi, e privo


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Iliade
di Homerus (Omero)
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