Io dunqueciò che acconcio a me par, dirò palese,
né verun penserà miglior pensierodi quel ch'io penso e mi pensai dal punto
che dalla tenda dell'irato Achille
via menasti, o gran re, la giovinettaBrisëide, sprezzato il nostro avviso.
Ben io, lo sai, con molti e caldi preghiti sconfortai dall'opra: ma tu spinto
dall'altero tuo cor onta facestial fortissimo eroe, dagl'Immortali
stessi onorato, e il premio gli rapistide' suoi sudori, e ancor lo ti ritieni.
Or tempo egli è di consultar le guisedi blandirlo e piegarlo, o con eletti
doni o col dolce favellar che tocca.
Tu parli il vero, Agamennón rispose,
parli il vero pur troppo, enumerandoi miei torti, o buon vecchio. Errai, nol nego:
val molte squadre un valoroso in cuiponga Giove il suo cor, siccome in questo
per lo cui solo onor doma gli Achei.
Ma se ascoltando un mal desìo l'offesi,
or vo' placarlo, e il presentar di moltionorevoli doni, e a voi qui tutti
li dirò: sette tripodi, non ancotocchi dal foco; dieci aurei talenti;
due volte tanti splendidi lebeti;
dodici velocissimi destrieriusi nel corso a riportarmi i primi
premii, e di tanti già mi fêr l'acquisto,
che povero per certo e di ricchezzedesideroso non sarìa chi tutti
li possedesse. Donerogli in oltredi suprema beltà sette captive
lesbie donzelle a meraviglia spertenell'opre di Minerva, e da me stesso
trascelte il dì che Lesbo ei prese. A questeaggiungo la rapita a lui poc'anzi
Brisëide, e farò giuro solennech'unqua il suo letto non calcai. Ciò tutto
senza indugio fia pronto. Ove gli Deine concedano poscia il porre al fondo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Achille Immortali Agamennón Giove Achei Minerva Lesbo
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