date l'acqua alle mani, e comandatealto silenzio, acciò che salga a Giove
la nostra prece, e la pietà ne svegli.
Disse; e a tutti fu caro il suo consiglio.
Dier le linfe alle mani i banditori;
lesti i donzelli coronâr di lietespume le tazze, e le portaro in giro:
e libato e gustato a pien talentoil devoto licore, uscîr veloci
dalla tenda regal gli ambasciadori;
e molti avvisi porgea lor per viail buon veglio, girando a ciascheduno,
principalmente di Laerte al figlio,
le parlanti pupille, e a tentar tuttele vie gli esorta d'ammansar quel fiero.
Del risonante mar lungo la rivaavviârsi i legati, supplicando
dall'imo cor l'Enosigèo Nettunno
perché d'Achille la grand'alma ei pieghi.
Alle tende venuti ed alle navide' Mirmidóni, ritrovâr l'eroe
che ricreava colla cetra il core,
cetra arguta e gentil, che la traversaavea d'argento, e spoglia era del sacco
della città d'Eezïon distrutta.
Su questa degli eroi le glorïosegeste cantando raddolcìa le cure:
Solo a rincontro gli sedea Patròclo
aspettando la fin del bellicosocanto in silenzio riverente. Ed ecco
dall'Itaco precessi all'improvvisoavanzarsi i legati, e al suo cospetto
rispettosi sostar. Alzasi Achille
del vederli stupito, ed abbandonacolla cetra lo seggio; alzasi ei pure
di Menèzio il buon figlio, e lor porgendoil Pelìde la man, Salvete, ei dice,
voi mi giungete assai graditi: al certovi trae grand'uopo: benché irato, io v'amo
sovra tutti gli Achei. - Così dicendo,
dentro la tenda interïor li guida,
in alti scanni fa sederli sopraporporini tappeti, ed a Patròclo
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Giove Laerte Enosigèo Nettunno Achille Mirmidóni Eezïon Patròclo Itaco Achille Menèzio Pelìde Salvete Achei Patròclo
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