Pagina (162/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      date l'acqua alle mani, e comandatealto silenzio, acciò che salga a Giove
      la nostra prece, e la pietà ne svegli.
      Disse; e a tutti fu caro il suo consiglio.
      Dier le linfe alle mani i banditori;
      lesti i donzelli coronâr di lietespume le tazze, e le portaro in giro:
      e libato e gustato a pien talentoil devoto licore, uscîr veloci
      dalla tenda regal gli ambasciadori;
      e molti avvisi porgea lor per viail buon veglio, girando a ciascheduno,
      principalmente di Laerte al figlio,
      le parlanti pupille, e a tentar tuttele vie gli esorta d'ammansar quel fiero.
      Del risonante mar lungo la rivaavviârsi i legati, supplicando
      dall'imo cor l'Enosigèo Nettunno
      perché d'Achille la grand'alma ei pieghi.
      Alle tende venuti ed alle navide' Mirmidóni, ritrovâr l'eroe
      che ricreava colla cetra il core,
      cetra arguta e gentil, che la traversaavea d'argento, e spoglia era del sacco
      della città d'Eezïon distrutta.
      Su questa degli eroi le glorïosegeste cantando raddolcìa le cure:
      Solo a rincontro gli sedea Patròclo
      aspettando la fin del bellicosocanto in silenzio riverente. Ed ecco
      dall'Itaco precessi all'improvvisoavanzarsi i legati, e al suo cospetto
      rispettosi sostar. Alzasi Achille
      del vederli stupito, ed abbandonacolla cetra lo seggio; alzasi ei pure
      di Menèzio il buon figlio, e lor porgendoil Pelìde la man, Salvete, ei dice,
      voi mi giungete assai graditi: al certovi trae grand'uopo: benché irato, io v'amo
      sovra tutti gli Achei. - Così dicendo,
      dentro la tenda interïor li guida,
      in alti scanni fa sederli sopraporporini tappeti, ed a Patròclo


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Giove Laerte Enosigèo Nettunno Achille Mirmidóni Eezïon Patròclo Itaco Achille Menèzio Pelìde Salvete Achei Patròclo