Pagina (166/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ciò tuttodaratti Atride, se lo sdegno acqueti.
      Ché se lui sempre e i suoi presenti abborri,
      abbi almeno pietà degli altri Achei
      là nelle tende costernati e chiusi,
      che t'avranno qual nume, ed alle stellela tua gloria alzeran. Vien dunque, e spegni
      questo Ettòr che furente a te si para,
      e vanta che nessun di quanti Achivi
      qua navigaro, di valor l'eguaglia.
      Divino senno, Laerzìade Ulisse,
      rispose Achille, senza velo, e qualiil cor li detta e proveralli il fatto,
      m'è d'uopo palesar dell'alma i sensi,
      onde cessiate di garrirmi intorno.
      Odio al par della porte atre di Pluto
      colui ch'altro ha sul labbro, altro nel core:
      ma ben io dirò netto il mio pensiero.
      Né il grande Atride Agamennón, né alcunome degli Achivi piegherà. Qual prezzo,
      qual ricompensa delle assidue pugne?
      Di chi poltrisce e di chi suda in guerraqui s'uguaglia la sorte: il vile usurpa
      l'onor del prode, e una medesma tombal'infingardo riceve e l'operoso.
      Ed io che tanto travagliai, che a tantirischi di Marte la mia vita esposi,
      che guadagni, per dio, che guiderdonesu gli altri ottenni? In vero il meschinello
      augel son io, che d'esca i suoi provvedepiccioli implumi, e sé medesmo obblìa.
      Quante, senza dar sonno alle palpèbre,
      trascorse notti! quanti giorni avvoltoin sanguinose pugne ho combattuto
      per le ree mogli di costor! Conquisiguerreggiando sul mar dodici altere
      cittadi; ne conquisi undici a piededintorno ai campi d'Ilïon; da tutte
      molte asportai pregiate spoglie, e tutteall'Atride le cessi, a lui che inerte
      rimasto indietro, nell'avare navi


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Atride Achei Ettòr Achivi Laerzìade Ulisse Achille Pluto Atride Agamennón Achivi Marte Ilïon Atride