le ricevea superbo, e dividendoaltrui lo peggio riserbossi il meglio;
o s'alcun dono agli altri duci ei fenne,
nol si ritolse almeno. Io sol del miopremio fui spoglio, io solo; egli la donna
del mio cor si ritiene, e ne gioisce.
A che mai questa degli Achei co' Teucri
cotanta guerra? a che raccolse Atride
qui tant'armi? Non forse per la bellaElena? Ma l'amor delle consorti
tocca egli forse il cor de' soli Atridi?
Ogni buono, ogni saggio ama la sua,
e tienla in pregio, siccom'io costeicarissima al mio cor, quantunque ancella.
Or ch'egli dalle man la mi rapìocon fatto iniquo, di piegar non tenti
me da sue frodi ammaestrato assai.
Teco, Ulisse, e co' suoi re tanti ei dunqueconsulti il modo di sottrar l'armata
alle fiamme nemiche. E quale ha d'uopoei del mio braccio? Senza me già fece
di gran cose. Innalzato ha un alto muro,
lungo il muro ha scavato un largo e cupofosso, e nel fosso un gran palizzo infisse.
Mirabil opra! che dal fiero Ettorre
nol fa sicuro ancor, da quell'Ettorre
che, mentre io parvi fra gli Achei, scostarsinon ardìa dalle mura, o non giugnea
che sino al faggio delle porte Scee.
Sola una volta ei là m'attese, e a stentopoté sottrarsi all'asta mia. Ma nullo
più conflitto vogl'io con quel guerriero,
nullo: e offerti dimani al sommo Giove
e agli altri numi i sacrifici, e trattetutte nel mare le mie carche navi,
sì, dimani vedrai, se te ne cale,
coll'aurora spiegar sull'Ellesponto
i miei legni le vele, ed esultantitutte di lieti remator le sponde.
Se di prospero corso il buon Nettunno
cortese mi sarà, la terza luce
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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