m'avresti salvo un dì da ria sciagura.
Doma dunque, cor mio, doma l'alterotuo spirto: disconviene una spietata
anima a te che rassomigli i numi:
ché i numi stessi, sì di noi più grandid'onor, di forza, di virtù, son miti;
e con vittime e voti e libamentie odorosi olocausti il supplicante
mortal li placa nell'error caduto.
Perocché del gran Giove alme figliuoleson le Preghiere che dal pianto fatte
rugose e losche con incerto passovan dietro ad Ate ad emendarla intese.
Vigorosa di piè questa nocenteforte Dea le precorre, e discorrendo
la terra tutta l'uman germe offende.
Esse van dopo, e degli offesi han cura.
Chi dispettoso queste Dee riceve,
ne va colmo di beni ed esaudito;
chi pertinace le respinge indietro,
ne spermenta lo sdegno. Esse del padresi presentano al trono, e gli fan prego
ch'Ate ratta inseguisca, e al fio suggettil'inesorato che al pregar fu sordo.
Trovin dunque di Giove oggi le figlieappo te quell'onor ch'anco de' forti
piega le menti. Se al tuo piè di moltidoni l'offerta non mettesse Atride
coll'impromessa di molt'altri poscia,
e persistesse in suo rancor, non iot'esorterei di por giù l'ira, e all'uopo
degli Achivi volar, comunque afflitti;
ma molti di presente egli ne porge,
ed altri poi ne profferisce, e i ducimiglior trascelti tra gli Achei t'invìa,
e a te stesso i più cari a supplicarti.
Non disprezzarne la venuta e i preghi,
onde l'ira, che pria giusta pur era,
non torni ingiusta. Degli andati eroisomma laude fu questa, allor che grave
li possedea corruccio, alle preghiereplacarsi, né sdegnar supplici doni.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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