Opportuno sovviemmi un fatto antico,
che quale avvenne io qui fra tutti amicinarrerò. Combattean ferocemente
con gli Etòli i Cureti anzi alle muradi Calidone, ad espugnarla questi,
a difenderla quelli; e gli uni e gli altri,
gente d'alto valor, con mutue stragisi distruggean. Commossa avea tal guerra
di Dïana uno sdegno, e del suo sdegnofu la cagione Enèo che, de' suoi campi
terminata la messe, e offerti ai numii consueti sacrifici, sola
(fosse spregio od obblìo) lasciato aveasenza offerte la Diva. Ella di questo
altamente adirata un fero spinsecinghial d'Enèo ne' campi, che tremendo
tutte atterrava col fulmineo dentele fruttifere piante. Il forte Enìde
Meleagro alla fin, dalle propinquecittà raccolto molto nerbo avendo
di cacciatori e cani, a morte il mise;
né minor forza si chiedea: tant'erasmisurata la belva, e tanti al rogo
n'avea sospinti. Ma la Dea pel teschioe per la pelle dell'irsuta fera
tra i Cureti e gli Etòli una gran litesuscitò. Finché in campo il bellicoso
Meleagro comparve, andâr disfatti,
benché molti, i Cureti, e approssimarseunqua alle mura non potean. Ma l'ira,
che anche i più saggi invade, il petto accesedi Meleagro, e la destò la madre
Altèa che, forte pe' fratelli uccisicrucciosa, il figlio maledisse, e il suolo
colle man percotendo inginocchiatae forsennata con orrendi preghi
di gran pianto confusi il negro Pluto
supplicava e la rigida moglieradi dar morte all'eroe: né dal profondo
orco fu sorda l'implacata Erinni.
Del materno furor sdegnato il figliolungi dall'armi si ritrasse in braccio
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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