l'armi vestito, e fuor del padiglione.
Gli dormìano dintorno i suoi guerrieriprofondamente, e degli scudi al capo
s'avean fatto origlier. Fitto nel suolostassi il calce dell'aste, e il ferro in cima
mette splendor da lungi, a simiglianzadel baleno di Giove. Esso l'eroe
di bue selvaggio sulla dura pelledormìa disteso, ma purpureo e ricco
sotto il capo regale era un tappeto.
Giuntogli sopra, il cavalier toccollocolla punta del piè, lo spinse, e forte
garrendo lo destò. Sorgi, Tidìde;
perché ne sfiori tutta notte il sonno?
Non odi che i Troiani in campo stannosovra il colle propinquo, e che disgiunti
di poco spazio dalle navi ei sono?
Disse; e quei si destò balzando in piediveloce come lampo, e a lui rivolto
con questi accenti rispondea: Sei troppodelle fatiche tollerante, o veglio,
né ozïoso giammai. A risvegliarnedi quest'ora i re duci inopia forse
v'ha di giovani achei pronti alla ronda?
Ma tu sei veglio infaticato e strano.
E Nestore di nuovo: Illustre amico,
tu verace parlasti e generoso.
Padre io mi son d'egregi figli, e ducedi molti prodi che potrìan le veci
pur d'araldo adempir. Ma grande or premenecessità gli Achivi, e morte e vita
stanno sul taglio della spada. Or vannetu che giovine sei, vanne, e il veloce
chiamami Aiace e di Filèo la prole,
se pietà senti del mio tardo piede.
Così parla il vegliardo. E Dïomede
sull'omero si getta una rossicciacapace pelle di lïon, cadente
fino al tallone ed una picca impugna.
Andò l'eroe, volò, dal sonno entrambili destò, li condusse; e tutti in gruppo
s'avvïar delle guardie alle caterve:
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Giove Tidìde Troiani Sei Nestore Illustre Achivi Aiace Filèo Dïomede
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