né t'è veruno de' miei passi occulto.
Or tu benigna più che prima, o Dea,
dell'amor tuo m'affida, e ne concediglorïoso ritorno e un forte fatto,
tale che renda dolorosi i Teucri.
Pregò secondo Dïomede, e disse:
Di Giove invitta armipotente figlia,
odi adesso me pur: fausta mi seguisiccome allor che seguitasti a Tebe
il mio divino genitor Tidèo,
de' loricati Achivi ambasciadoreattendati d'Asopo alla riviera.
Di placido messaggio egli a' Tebani
fu portator; ma fieri fatti ei fecenel suo ritorno col favor tuo solo,
ché nume amico gli venivi al fianco.
E tu propizia a me pur vieni, o Dea,
e salvami. Sull'ara una giovencati ferirò d'un anno, ampia la fronte,
ancor non doma, ancor del giogo intatta.
Questa darotti, e avrà dorato il corno.
Così pregaro, e gli esaudìa la Diva.
Implorata di Giove la possentefiglia Minerva, proseguîr la via
quai due lïoni, per la notte oscura,
per la strage, per l'armi e pe' cadaverisparsi in morta di sangue atra laguna.
Né d'altra parte ai forti Teucri Ettorre
permette il sonno; ma de' prenci e ducichiama tutti i migliori a parlamento;
e raccolti, lor apre il suo consiglio.
Chi di voi mi promette un'alta impresaper grande premio che il farà contento?
Darogli un cocchio, e di cervice alteradue corsieri, i miglior dell'oste achea
(taccio la fama che n'avrà nel mondo).
Questo dono otterrà chiunque ardiscaappressarsi alle navi, e cauto esplori
se sian, qual pria, guardate, o pur se domoda nostre forze l'inimico or segga
a consulta di fuga, e le notturneveglie trascuri affaticato e stanco.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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