Pagina (193/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Già dodici n'avea trafitti; e quanticolla spada ne miete il valoroso,
      tanti n'afferra dopo lui d'un piedelo scaltro Ulisse, e fuor di via li tira,
      nettando il passo a' bei destrieri, ond'ellialla strage non usi in cor non tremino,
      le morte salme calpestando. Intantopiomba su Reso il fier Tidìde, e priva
      lui tredicesmo della dolce vita.
      Sospirante lo colse ed affannosoperché per opra di Minerva apparso
      appunto in quella gli pendea sul capo,
      tremenda visïon, d'Enide il figlio.
      Scioglie Ulisse i destrieri, e colle briglieaccoppiati, di mezzo a quella torma
      via li mena, e coll'arco li percuote
      (ché tor dal cocchio non pensò la sferza),
      e d'un fischio fa cenno a Dïomede.
      Ma questi in mente discorrea più arditifatti, e dubbiava se dar mano al cocchio
      d'armi ingombro si debba, e pel timonetrarlo; o se imposto alle gagliarde spalle
      via sel porti di peso; o se proseguad'altri più Traci a consumar le vite.
      In questo dubbio gli si fece appressoMinerva, e disse: Al partir pensa, o figlio
      dell'invitto Tidèo, riedi alle navi,
      se tornarvi non vuoi cacciato in fuga,
      e che svegli i Troiani un Dio nemico.
      Udì l'eroe la Diva, e ratto ascesesu l'uno de' corsier, su l'altro Ulisse
      che via coll'arco li tempesta, e quellialle navi volavano veloci.
      Il signor del sonante arco d'argentostavasi Apollo alla vedetta, e vista
      seguir Minerva del Tidìde i passi,
      adirato alla Dea, mischiossi in mezzoalle turbe troiane, e Ipocoonte
      svegliò, de' Traci consigliero, e prodeconsobrino di Reso. Ed ei balzando
      dal sonno, e de' cavalli abbandonato


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Ulisse Reso Tidìde Minerva Enide Ulisse Dïomede Traci Tidèo Troiani Dio Diva Ulisse Apollo Minerva Tidìde Dea Ipocoonte Traci Reso