Pagina (217/483)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      tra noi surse e gli Elči fiera contesa!
      Io predai con ardita rappresagliadel nemico le mandre, e l'elďese
      Ipirochěde Itimončo distesi.
      Combattea de' suoi tauri alla difesal'uom forte, e un dardo di mia mano uscito
      lui tra' primi percosse, e al suo caderel'agreste torma si disperse in fuga.
      Noi molta preda n'adducemmo e ricca:
      di buoi cinquanta armenti, ed altrettantedi porcelli, d'agnelle e di caprette,
      distinte mandre, e cento oltre cinquantafulve cavalle, tutte madri, e molte
      col poledro alla poppa. Ecco la predache noi di notte ne menammo in Pilo.
      Gioě Nelčo vedendo il giovinettofiglio guerrier di tante spoglie opimo.
      Venuto il giorno, la sonora vocede' banditor chiamň tutti cui fosse
      qualche compenso dagli Elči dovuto.
      Di Pilo i capi congregârsi, e grandesendo il dovere degli Elči, fu tutta
      scompartita la preda, e rintegratel'antiche offese. Perciocché la forza
      d'Ercole avendo desolata un giornola nostra terra, e i piů prestanti uccisi,
      e di dodici figli di Nelčo
      prodi guerrier rimasto io solo in Pilo
      con altri pochi oppressi, i baldanzosiElči di nostre disventure alteri
      n'insultâr, ne fęr danno. Or dunque in serbotenne il vecchio per sé di tauri intero
      un armento trascelto, e un'ampia greggiadi ben trecento pecorelle, insieme
      co' mandriani; giusta ricompensadi quattro egregi corridor, mandati
      in un col carro a conquistargli un tripodenell'olimpica polve, e dall'elčo
      rege rapiti, rimandando spogliode' bei corsieri il doloroso auriga.
      Di questi oltraggi il vecchio padre iratolarga preda si tolse, e al popol diede,


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





Elči Itimončo Pilo Nelčo Elči Pilo Elči Ercole Nelčo Pilo