Non fu senz'alto di Nettun disdegnod'Amfimaco la morte al Dio nipote.
Risoluto in suo cor de' Teucri il danno,
fra le navi e le tende il corrucciosonume avvďossi ad animar gli Achivi.
Scontrollo Idomenčo, che appunto in quellaun amico lasciava a lui poc'anzi
fuor della pugna dai compagni adduttoe ferito al ginocchio. Ai medicanti
commessane la cura il re creteseda quella tenda si partěa, pur sempre
desideroso di battaglia. Ed ecco
(preso il volto e la voce di Toante
d'Andremone figliuol, che di Pleurone
e dell'eccelsa Calidon signoreagli Etoli imperava, e al par d'un nume
lo riverěa la gente), ecco Nettunno
farglisi innanzi, e dire: Idomenčo
consiglier de' Cretesi, ove n'andarole minacciate ai Teucri alte minacce
da' figli degli Achei? - Nullo qui mancaal suo dover, rispose il gnossio duce,
nullo, per mio sentire, e sappiam tuttipugnar. Nessun da vil tema č preso,
nessun fiaccato da desidia fuggel'affanno marzďal. Ma del possente
Giove quest'č la fantasia, che lungidalla patria perire inonorati
qui debbano gli Achei. Ma tu che fostisempre un forte, o Toante, e altrui se' uso
destar coraggio, se allentar lo vedi,
segui a farlo, e rinfranca ogni guerriero.
Possa da Troia, replicň Nettunno,
non si far piů ritorno, e qui de' canirimanersi sollazzo, ognun che cerchi
in questo giorno abbandonar la pugna.
Va, ti rďarma, e vieni, e tenteremo,
benché due soli, di far tale un fattoch'utile torni. La congiunta forza
pur degl'imbelli č di momento, e noiancor co' prodi guerreggiar sappiamo.
Disse, e mischiossi il Dio nel travaglioso
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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