mortal conflitto. Rďentrň velocenella sua tenda Idomenčo, di belle
armi vestissi tutto quanto, e toltedue lance s'avvďň, simile in vista
alla corrusca folgore che Giove
vibra dall'alto a sgomentar le genti,
e di lucidi solchi il ciel lampeggia;
cosě splendea l'acciaro intorno al pettodel frettoloso eroe. Lungi di poco
dalla tenda scontrollo il suo fedeleMerďon, che veněa d'altr'asta in cerca.
Figlio di Molo, Idomenčo gli disse,
ove corri sě ratto? e perché lasci,
diletto amico Merďon, la pugna?
Se' tu forse ferito, e qualche puntati tormenta di strale? od a recarmi
qualche avviso ne vieni? Andiam, ch'io stessonon di riposi, ma di pugna ho brama.
Vengo, rispose Merďon, d'un'astaa provedermi, Idomenčo, se alcuna
te ne rimase al padiglion. La miaalla scudo la ruppi del feroce
Dëěfobo. - Non una, il re riprese,
ma venti, se le brami, alla paretene troverai poggiate entro la tenda,
tutte belle e troiane e da me toltead uccisi nemici. Io li combatto
sempre dappresso, e cosě d'aste io fecie d'elmetti e di scudi ombelicati
e di lucidi usberghi un tanto acquisto.
Ed io pur nella tenda e nella naveho molte spoglie de' Troiani in serbo,
soggiunse Merďon; ma lungi or sono.
E neppur io mi spero in obblďanzaaver posto il valor; ché anch'io ne' campi
della gloria so starmi in mezzo ai primi,
quando di Marte la tenzon si desta.
Forse al piů degli Achei mal noto in guerra
č il mio valor, ma tu il conosci, io spero.
Sě, lo conosco, Idomenčo riprese,
ma che ridirlo or tu? L'agguato č il campoove in sua chiaritŕ splende il coraggio,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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