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      e dal codardo si discerne il prode.
      Color cangia il codardo, e il cor mal fermonon gli permette di tenersi immoto
      un solo istante; mancagli il ginocchio,
      sul calcagno s'accascia, e immaginandovicino il suo morir, l'alma nel seno
      palpita e trema dibattendo i denti.
      Ma collocato nell'insidia il fortené cor cangia né volto, e della zuffa
      il momento sospira. E a noi tenutitra' pių gagliardi, se l'andar ne tocchi
      d'un agguato al periglio, a noi pur ancoe del tuo braccio e del tuo cor palese
      si farėa la virtų. Se nella pugnafia che ti colga un qualche telo, al certo
      il tergo no ma piagheratti il petto,
      e diritto corrente all'inimico,
      e tra' primieri avvolto, e nel pių densodella battaglia. Ma non pių parole;
      onde a caso qualcun sopravvenendodi vanitosi cianciatori a dritto
      non ci getti rampogna. Orsų, t'affrettanella tenda, e una forte asta ti piglia.
      Disse, e l'altro volō, prese veloceuna ferrata lancia, e la battaglia
      anelando, raggiunse Idomenčo.
      Qual s'avanza al conflitto il sanguinosonume dell'armi, e suo diletto figlio
      l'accompagna il Terror che audace e forteanco i pių fermi fa tremar; l'orrenda
      coppia lasciati della Tracia i lidiva degli Efėri a guerreggiar le genti
      o i magnanimi Flegii, e non ascoltapių quei che questi, ancor dubbiando a cui
      la vittoria invïar; tali nel ferrolampeggianti procedono alla pugna,
      condottieri di prodi, Idomenčo
      e Merïone, che primier dicea:
      Da qual parte in battaglia entrar t'aggrada,
      o Deucalėde valoroso? a destrao pur nel centro? o sosterrem pių tosto
      la sinistra? Gli č quivi, a mio parere,


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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