e con fiero mugghiar l'un l'altro incalzaal risonante lido: a questa guisa
in ristretti drappelli, e gli uni agli altrisuccedenti i Troiani e scintillanti
tutti nell'armi ne venìan su l'ormede' condottieri, e precorreali Ettorre
non minor del terribile Gradivo.
Un tessuto di cuoi tondo brocchierodi molte piastre rinforzato il prode
tiensi davanti, ed alle tempie intornotutto lampeggia l'agitato elmetto.
Sicuro all'ombra del suo gran pavesepasso passo ei s'avanza, e d'ogni parte
forar si studia le nemiche file,
e sgominarle. Ma de' petti acheinon si turba il coraggio, e mossi Aiace
i larghi passi a provocarlo il primo:
Accòstati, gli disse: e che pretenditu fier spavaldo? sgomentar gli Achivi?
Non siam nell'arte marzïal fanciulli,
e chi ne doma non se' tu, ma Giove
con funesto flagello. Se le navistrugger ti speri, a rintuzzarti pronte
e noi pur anco abbiam le mani, e tuttastruggeremo noi pria la tua superba
cittade. A te predìco io poi che l'oranon è lontana, che tu stesso in fuga
manderai preghi a Giove e a tutti i Divi
che sian di penna di sparvier più rattii corridori, che, diffuse al vento
le belle chiome, porteranti a Troia
entro un nembo di polve. - Avea quel fierociò detto appena, che alla dritta in alto
un'aquila comparve. Alzâr le gridafatti più franchi a quell'augurio i Greci,
ma non fu tardo alla risposta Ettorre:
Stupida massa di carname, Aiace
millantator, che parli? Eterno figliocosì foss'io di Giove e dell'augusta
Giuno, e onorato al par di Palla e Febo,
come m'accerto che funesto a tutti
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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