scudo si copre, al men valente il ceda,
e allo scudo maggior sottentri ei stesso.
Obbedîr tutti al cenno. I re medesmiTidėde, Ulisse e Agamennón, sprezzate
le lor ferite, in ordinanza a garaponean le schiere, e via dell'armi il cambio
per le file facean; le forti al forte,
al peggior le peggiori. E poiché tuttidi lucido metallo la persona
ebber coverta, s'avvïâr. Nettunnoli precorrea, nella robusta mano
sguäinata portandosi una lungaorrenda spada che parea di Giove
la folgore, e mettea nel cor paura.
Misero quegli che la scontra in guerra!
Dall'altra parte il troian duce i suoipone ei pure in procinto, e senza indugio
l'illustre Ettorre ed il ceruleo Dio,
l'uno i Greci incorando e l'altro i Teucri
una fiera attaccâr pugna crudele.
Gonfiasi il mare, e i padiglioni innondae gli argivi navigli, e con immenso
clamor si viene delle schiere al cozzo.
Non cosė la marina onda rimuggedal tracio soffio flagellata al lido;
non cosė freme il foco alla montagnaquando va furibondo a divorarsi
l'arida selva; né d'eccelsa querciarugge sė fiero fra le chiome il vento,
come orrende de' Teucri e degli Achei
nell'assalirsi si sentėan le grida.
Contro Aiace, che voltagli la fronte,
scaglia Ettorre la lancia, e lo colpisceove del brando e dello scudo il doppio
balteo sul petto si distende; e questodal colpo lo salvō. Visto uscir vano
Ettore il telo, di rabbia fremendoin securo fra' suoi si ritraea.
Mentr'ei recede, il gran Telamonėde
ad un sasso, de' molti che ritegnodelle navi giacean sparsi pel campo
de' combattenti al pič, dato di piglio,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Ulisse Agamennón Giove Ettorre Dio Greci Teucri Teucri Achei Aiace Ettorre Telamonėde
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