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      spento è pure il pudor? Dell'alma Giuno,
      ch'or vien da Giove, non intendi i detti?
      Vuoi tu forse, insensato, esser costrettoa ritornarti doloroso al cielo,
      fatto di molti mali un rio guadagno,
      e creata a noi tutta alta sciagura?
      Perciocché, de' Troiani e degli Achei
      abbandonate le contese, ei tostorisalendo all'Olimpo, in iscompiglio
      metterà gl'Immortali, ed afferrandol'un dopo l'altro, od innocenti o rei,
      noi tutti punirà. Del figlio adunquela vendetta abbandona, io tel comando:
      ch'altri di lui più prodi o già periroo periranno. Involar tutta a morte
      de' mortali la schiatta è dura impresa.
      Sì dicendo, al suo seggio il vïolentoDio ricondusse. Fuor dell'auree soglie
      Giuno intanto a sé chiama Apollo ed Iri
      la messaggiera, e lor presta sì parla:
      Ite, Giove l'impon, veloci all'Ida;
      arrivati colà fissate il guardoin quel volto, e ne fate ogni volere.
      Ciò detto, indietro ritornò l'augustaGiuno, e di nuovo si compose in trono.
      Quei mossero volando, e su l'altricedi fontane e di belve Ida discesi,
      di Saturno trovâr l'onniveggentefiglio sull'erto Gàrgaro seduto;
      e circonfusa intorno il coronavaun'odorosa nube. Essi del grande
      di nembi adunator giunti al cospetto,
      fermârsi: e satisfatto egli del prontoloro obbedir della consorte ai detti,
      ad Iri in prima il favellar rivolto,
      Va, disse, Iri veloce, e al re Nettunno
      nunzia verace il mio comando esponi.
      Digli che il campo ei lasci e la battaglia,
      e al ciel si torni o al mar. Se il cenno mioribelle sprezzerà, pensi ben seco
      se, benché forte, s'avrà cor che bastia sostener l'assalto mio: ricordi


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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