lo circuisca dei villan la turba;
così diè volta sbigottito il figliodi Nestore per mezzo alle saette
che alle sue spalle con immenso stridoi Troiani piovevano ed Ettorre;
né diè sosta al fuggir, né si converseche giunto fra' compagni a salvamento.
Qui fu che i Teucri un furïoso assaltodiero alle navi, ed adempîr di Giove
il supremo voler, che vie più semprelor forza accresce, ed agli Achei la scema;
togliendo a questi la vittoria, e quelliincoraggiando, perché tutto s'abbia
Ettor l'onore di gittar ne' curvilegni le fiamme, e tutto sia di Teti
adempito il desìo. Quindi il veggentenume il momento ad aspettar si stava
che il guardo gli ferisse alfin di qualcheincesa nave lo splendor, perch'egli
da quel punto volea che de' Troiani
cominciasse la fuga, e degli Achei
l'alta vittoria. In questa mente il Dio
sproni aggiungeva al cor d'Ettorre, e questifurïando parea Marte che crolla
la grand'asta in battaglia, o di voracefuoco la vampa che ruggendo involve
una folta foresta alla montagna.
Manda spume la bocca, e sotto il torvociglio lampeggia la pupilla: ai moti
del pugnar, la celata orrendamentesi squassa intorno alle sue tempie, e Giove
il proteggea dall'alto, e di lui solotra tanti eroi volea far chiaro il nome
a ricompensa di sua corta vita.
Perocché già Minerva il dì supremo,
che domar lo dovea sotto il Pelìde,
gl'incalzava alle spalle. Ove più denseegli vede le file, e de' più forti
folgoreggiano l'armi, oltre si spignedi sbaragliarle impazïente, e tutte
ne ritenta le vie; ma tuttavoltagli esce vano il desìo, ché stretti insieme
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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