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      e l'asta in petto gli piantò, né alcunoaitarlo potea de' mesti amici,
      del teucro duce paurosi anch'essi.
      Abbandonato delle navi il primoordin gli Achivi, come ria gli sforza
      necessitade e l'incalzante ferrode' Troiani, riparansi al secondo
      alla marina più propinquo; e quivinanzi alle tende s'arrestâr serrati
      senza sbandarsi (ché vergogna e temali ratteneano) e alzando un incessante
      grido a vicenda si mettean coraggio.
      Anzi a tutti il buon Nestore, l'anticoguardïan degli Achivi, ad uno ad uno
      pe' genitor li supplica: Deh siate,
      siate forti, o miei cari, e di pudoreil cor v'infiammi la presenza altrui.
      Della sua donna ognuno e de' suoi figlie del suo tetto si rammenti; ognuno
      si proponga de' padri, o spenti o vivi,
      i bei fatti al pensiero: io qui per essiche son lungi vi parlo, e vi scongiuro
      di tener fermo e non voltarvi in fuga.
      Rincorârsi a que' detti: allor repentesgombrò Minerva la divina nube,
      che il lor guardo abbuiava, e una gran lucedintorno balenò. Vider le navi,
      videro il campo e la battaglia e il prodeEttore e tutti i suoi guerrier, sì quelli
      che in riserbo tenea, sì quei che fannopugna alle navi. Non soffrì d'Aiace
      il magnanimo cor di rimanersicon gli altri Achivi indietro, ed impugnata
      una gran trave da naval conflittocon caviglie connessa, e ventidue
      cubiti lunga, la scotea, per l'altede' navigii corsìe lesto balzando
      a lunghi passi, simigliante a spertoequestre saltator che giunti insieme
      quattro scelti destrier gli sferza e spigneper le pubbliche vie: maravigliando
      stassi la turba, ed ei sicuro e ritto


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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