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      dall'un passando all'altro il salto alternasui volanti cavalli; a tal sembianza
      alternava l'eroe gl'immensi passiper le coperte delle navi, e al cielo
      la sua voce giugnea sempre gridandoterribilmente, e confortando i suoi
      delle tende e de' legni alla difesa.
      E né pur esso di rincontro Ettorre
      tra' Teucri in turba si riman; ma qualeaquila falba che uno stormo invade
      o di cigni o di gru che lungo il fiumevan pascolando; a questa guisa il prode
      di schiera uscito avventasi di puntacontra una nave di cerulea prora.
      Lo stesso Giove colla man possenteil sospinge da tergo, e gli altri incita,
      e un novello vi desta aspro certame.
      Detto avresti che fresca allora alloras'attaccava la mischia, e che indefesse
      eran le braccia: l'impeto è cotantode' combattenti con opposti affetti.
      Nella credenza di perirvi tuttipugnavano gli Achei; nella lusinga
      di sterminarli i Teucri, ed in favillemandar le navi. Ed in cotal pensiero
      gli uni e gli altri mescean la zuffa e l'ire.
      Ettore intanto colla destra afferrad'una nave la poppa. Era la bella
      veloce nave che di Troia al lidoProtesilao guidò senza ritorno.
      Per questa si facea di Teucri e Achei
      un orrido macello, e questi e quellid'un cor medesmo, non con archi e dardi
      fan pugna da lontan, ma con acutemannaie a corpo a corpo, e con bipenni
      e con brandi e con aste a doppio taglio,
      e con tersi coltelli di forbitoebano indutti e di gran pomo; ed altri
      ne cadean dalle spalle, altri dal pugnode' guerrieri, e scorrea sangue la terra.
      Dell'afferrata poppa Ettor tenendoforte il timone colle man, gridava:


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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