Foco, o Teucri, accorrete, e combattete;
ecco il dì che di tutti il conto adegua,
il dì che Giove nelle man ci mettequeste navi, a Ilïon contra il volere
venute degli Dei, queste che tantine recâr danni per codardi avvisi
de' nostri padri che mi fean divietodi portar qui la guerra. Ma se Giove
confuse allor le nostre menti, or egli,
egli stesso n'incalza all'alta impresa.
Disse, e i Teucri maggior contro gli Argivi
impeto fêro. Degli strali allorapiù non sostenne Aiace la ruina,
ma giunta del morir l'ora credendo,
lasciò la sponda del naviglio, e indietroretrocesse alcun poco ad uno scanno
sette piè di lunghezza. E qui piantatoosservava il nemico, e sempre oprando
l'asta, i Troiani, che di faci ardentigià s'avanzano armati, allontanava,
e sempre alzava la terribil voce:
Dànai di Marte alunni, amici eroi,
non ponete in obblìo vostra prodezza.
Sperate forse di trovarvi a tergochi ne soccorra, od un più saldo muro
che ne difenda? Non abbiam vicinacittà munita che ne salvi, e nuove
falangi ne fornisca. In mezzo a fieriinimici noi siam, chiusi dal mare,
lungi dal patrio suol. Nell'armi adunque,
non nella fuga, ogni salute è posta.
Così dicendo, colla lunga lanciafurïoso inseguìa qualunque osava
da Ettore sospinto avvicinarsicolle fiamme alle navi. E di costoro
dodici dall'acuta asta trafittipose a giacer davanti alle carene.
LIBRO DECIMOSESTO
E così questi combattean la nave.
Presentossi davanti al fiero Achille
Patroclo intanto un caldo rio versandodi lagrime, siccome onda di cupo
fonte che in brune polle si devolve
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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