danze la vide della Dea che godedel romor delle cacce e d'aureo strale;
la vide, e della casa alle supernestanze salito giacquesi furtivo
il pacifico Iddio colla fanciulla,
e lei fe' madre d'un illustre figlio,
d'Eudoro, egregio nella pugna al pariche rapido nel corso. E poiché tratto
fuor l'ebbe dal materno alvo Ilitìa
curatrice de' parti, e l'almo ei videraggio del Sol, la genitrice al prode
Attòride Echeclèo passò consorte,
di largo dono nuzïal dotata.
Nudrì poscia il fanciullo ed allevollol'avo Filante con paterna cura,
e di figlio diletto in loco il tenne.
Capitan della terza era il valenteMemalide Pisandro, il più perito
de' Mirmidóni nel vibrar dell'astadopo il compagno del Pelìde Achille.
La quarta il veglio cavalier Fenice,
e conducea la quinta Alcimedonte,
di Laerce buon figlio. Or poiché tuttigli ebbe schierati co' lor duci Achille,
gravi ed alte parlò queste parole:
Mirmidoni, di voi nullo mi pongale minacce in obblìo, che, mentre immoti
su le navi la mia ira vi tenne,
fêste a' Troiani, me accusando tutti,
e dicendo: Implacabile Pelìde,
certo di bile ti nudrìo la madre:
crudel, che tieni a lor dispetto inertinelle navi i tuoi prodi. A Ftia deh almeno
redir ne lascia su le nostre prore,
da che nel cor ti cadde una tant'ira.
Questi biasmi in accolta a me soventemormoraste, o guerrieri. Or ecco è giunto
del gran conflitto che bramaste il giorno.
All'armi adunque; e chi cuor forte in pettosi chiude, a danno de' Troiani il mostri.
Sì dicendo, destò d'ogni guerrieroe la forza e l'ardir. Strinser più densa
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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