già piegar la vittoria: e tuttavoltateneasi saldo alla salvezza intento
degli amati compagni. Alfin, siccomeper l'etere sereno al cielo ascende
su dal monte una nube allor che Giove
tenebrosa solleva la tempesta:
non altrimenti dalle navi i Teucri
dier volta urlando, e non avea ritegnoil ritrarsi e il fuggir. Lo stesso Ettorre,
via coll'armi dai rapidi destrieritrasportato in mal punto, la difesa
abbandona de' suoi che la profondafossa accalca e impedisce. Ivi sossopra
molti destrier precipitando spezzanoe timoni e tirelle, e conquassati
lascian là dentro co' lor duci i carri.
E Patroclo gl'incalza, ed incitandofieramente i compagni, alla suprema
ruina anela de' Troiani. E questid'alte grida e di fuga empion già tutte
sbaragliati le vie. Saliva al cielovorticosa di polve una procella:
spaventati i cavalli a tutta brigliacorrean dal mare alla cittade; e dove
maggior vede l'eroe turba e scompigliominaccioso gridando a quella volta
drizza la biga. Traboccar dai cocchivedi sotto le ruote i fuggitivi,
e i vôti cocchi sobbalzando volanorisonanti. Varcâr d'un salto il fosso
gl'immortali destrieri oltre anelando,
i destrier che a Pelèo diero gli Deipreclaro dono. E tuttavia l'eroe
contra Ettòr li flagella, desïosopur d'arrivarlo e di ferir. Ma lui
traean già lunge i corridor veloci.
Come d'autunno procelloso nembotutta inonda la terra, allor che Giove
densissime dal ciel versa le pioggequando contra i mortali arma il suo sdegno,
i quai, cacciata la giustizia in bandoe la vendetta degli Dei schernita,
vïolente nel fòro e nequitose
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Giove Teucri Ettorre Patroclo Troiani Pelèo Ettòr Giove
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