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      Alla cadutadell'egregio guerriero alto dolore
      gli Achei comprese ed alta gioia i Teucri,
      che stretti a Glauco s'avanzâr più baldi.
      Né si smarrîr gli Achivi, ma di puntasi spinsero allo scontro. E Merïone
      Laogono prostese, audace figliod'Enètore che in Ida era di Giove
      sacerdote, e qual nume il popol tuttolo riveriva. Merïon lo colse
      tra il confin dell'orecchio e della gota,
      e tosto l'alma uscì dal corpo, e luiun'orrenda ravvolse ombra di morte.
      Incontro all'uccisor la ferrea lanciaEnea diresse, e a lui che sotto l'orbe
      del gran pavese procedea securo,
      assestarla sperò. Ma quei del colpoavvistosi, e piegata la persona
      l'asta schivò che sibilante e lungaandò di retro a conficcarsi in terra.
      Ne tremolò la coda, e quivi tuttaperdé l'impeto e l'ira che la spinse.
      Come fitto nel suolo, e indarno uscitoEnea si vide dalla mano il telo;
      Per certo, o Merïon, disse rabbioso,
      un assai destro saltator tu sei:
      ma questa lancia mia, se t'aggiungea,
      t'avrìa ferme le gambe eternamente.
      E Merïone di rimando: Enea,
      forte sei, ma ti fia duro la possaprostrar d'ognuno che al tuo scontro vegna,
      ché mortal se' tu pure: e s'io con questain pieno ti corrò, con tutto il nerbo
      delle tue mani e la tua gran baldanzala palma a me darai, lo spirto a Pluto.
      Disse: e Patròclo con rampogna acerbagarrendolo: Perché cianci sì vano
      tu che sei valoroso, o Merïone?
      Per contumelie, amico, unqua non fiache l'inimico quell'esangue ceda,
      ma col far che più d'un morda il terreno.
      Orsù, lingua in consiglio, e braccio in guerra,
      tregua alle ciance, e mano al ferro.


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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483

   





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