questa desidia. Di vigor vincessiio te quanto tu me! ben io pentirti
farei del tuo riposo. Orsù, converticontra Patròclo que' destrieri, e trova
d'atterrarlo una via: fa che l'onoredi questa morte Apollo ti conceda.
Disse; e di nuovo il Dio nel travagliosoconflitto si confuse. In sé riscosso
Ettore al franco Cebrïon fe' cennodi sferzargli i destrieri alla battaglia:
ed Apollo per mezzo ai combattentiscorrendo occulto seminava intanto
tra gli Achei lo scompiglio e la paura,
e fea vincenti col lor duce i Teucri.
Sdegnoso Ettorre di ferir sul volgode' nemici, spingea solo in Patròclo
i gagliardi cavalli, e ad incontrarlodiè il Tessalo dal cocchio un salto in terra
coll'asta nella manca, e colla drittaun macigno afferrò aspro che tutto
empiagli il pugno, e lo scagliò di forza.
Fallì la mira il colpo, ma d'un pelo;
né però vano uscì, ché nella frontel'ettòreo auriga Cebrïon percosse,
tutto al governo delle briglie intento,
Cebrïon che nascea del re troianovaloroso bastardo. Il sasso acuto
l'un ciglio e l'altro sgretolò, né l'ossosostenerlo poteo. Divelti al piede
gli schizzâr gli occhi nella sabbia, ed esso,
qual suole il notator, fece cadendodal carro un tòmo, e l'agghiacciò la morte.
E tu, Patròclo, con amari accentilo schernisti così: Davvero è snello
questo Troiano: ve' ve' come ei tombolacon leggiadria! Se in pelago pescoso
capitasse costui, certo saprebbesaltando in mar, foss'anche in gran fortuna,
dallo scoglio spiccar conchiglie e riccida saziarne molte epe: sì lesto
saltò pur or dal carro a capo in giuso.
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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