Oh gli eccellenti notator che ha Troia!
Sì dicendo, avventossi a Cebrïone
come fiero lïon che disertandouna greggia, piagar si sente il petto,
e dal proprio valor morte riceve.
Ma ratto contra a quel furor si slanciaEttore dalla biga; e i due superbi
incomincian col ferro a disputarsil'esangue Cebrïon. Qual due lïoni
che per gran fame e per gran cor ferocis'azzuffano d'un monte in su la cima
per la contesa d'una cerva uccisa;
non altrimenti i due mastri di guerra,
l'intrepido Patròclo e il grande Ettorre,
ardono entrambi del crudel desìodi trucidarsi. Il teucro eroe la testa
del cadavere afferra, e lo ghermisceil Tessalo d'un piede, e la sua presa
né quei né questi di lasciar fa stima.
Allor Troiani e Achivi una battagliaappiccâr disperata: e qual gareggiano
d'Euro e di Noto i forti fiati a svellerenelle selve montane il faggio e il frassino
ed il ruvido cornio; e questi all'aeredibattendo le lunghe e larghe braccia
con immenso ruggito le confondono,
finché li vedi fracassarsi, e opprimerefragorosi la valle: a questa immagine
l'un su l'altro scagliandosi combattonoTroiani e Dànai del fuggir dimentichi.
Dintorno a Cebrïon folta conficcasiuna selva d'acute aste e d'aligeri
dardi guizzanti dalle cocche; assiduad'enormi sassi una tempesta crepita
su gli ammaccati scudi; ed ei nel vorticedella polve giacea grande cadavere
in grande spazio, eternamente, ahi misero!
dei cari in vita equestri studi immemore.
Finché del sole ascesero le roteverso il mezzo del ciel, d'ambe le parti
uscìano i colpi con egual ruina,
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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