ch'or salvi usciamo dell'acerba pugna.
Né sě tem'io per Patroclo, che parmidel suo corpo farŕ tosto di Troia
sazi i cani e gli augei, quanto pel mioe pel tuo capo un qualche sconcio: vedi
quella nube di guerra che giŕ tuttoricopre il campo? D'Ettore son quelle
le falangi, e su noi pende una gravemanifesta rovina. Orsů de' Greci,
se udir ti ponno, i piů valenti appella.
Non fe' niego il guerriero, e a tutta golagridava: Amici, capitani achei,
quanti alle mense degli Atridi in giropropinate le tazze, ed onorati
dal sommo Giove i popoli reggete;
nell'ardor della zuffa il guardo mionon vi distingue, ma chiunque ascolta
deh corra, e sdegno il prenda che Patrňclo
ludibrio resti delle frigie belve.
Aiace, d'Oilčo veloce figlio,
udillo, e primo per la mischia accorse;
Idomenčo dop'esso e Merďone
in sembianza di Marte. E chi di tutti,
che poi la pugna rintegrâr, potrěadire i nomi al pensier? Primieri i Teucri
stretti insieme fęr impeto, precorsidal grande Ettorre. Come quando all'alta
foce d'un fiume che da Giove č sceso,
freme ritroso alla corrente il fluttoeruttato dal mar: mugghian con vasto
rimbombo i lidi: simigliante a questofu de' Teucri il clamor. Dall'altro lato
tutti d'un cor con assiepati scudigli Achei fęr cerchio di Menčzio al figlio,
e il Saturnio dintorno ai rilucentielmi un'atra caligine spandea,
ché d'Achille l'amico il Dio dilesse,
mentre fu vivo, e ch'egli or sia di fiereorrido cibo sofferir non puote.
A pugnar quindi per la sua difesai compagni eccitň. Nel primo cozzo
i Troiani respinsero gli Achivi
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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