che Giove ai Teucri concedea l'onoredell'alterna vittoria; onde proruppe
in questi accenti il gran Telamonėde:
Anche uno stolto, per mia fé, vedrėache pe' Teucri sta Giove: ogni lor strale,
sia vil, sia forte il braccio che lo spinge,
porta ferite, e il Dio li drizza. I nostrivan tutti a vôto. Nondimen si pensi
qualche sano partito, un qualche mododi salvar quell'estinto, e di tornarci
salvi noi stessi a rallegrar gli amici,
che con gli sguardi qua rivolti e mestistiman che lungi dal poter le invitte
mani d'Ettorre sostener, noi tutticadrem morti alle navi. Oh fosse alcuno
qui che ratto portasse al grande Achille
del periglio l'avviso! A lui, cred'io,
ancor non giunse dell'ucciso amicola funesta novella; e tra gli Achei
ancor non veggo al doloroso officioacconcio ambasciator, tanta nasconde
caligine i cavalli e i combattenti.
Giove padre, deh togli a questo buioi figli degli Achei, spandi il sereno,
rendi agli occhi il vedere, e poiché spentine vuoi, ci spegni nella luce almeno.
Cosė pregava. Udillo il padre, e vistoil pianto dell'eroe, si fe' pietoso,
e, rimossa la nebbia, in un balenoil buio dissipō. Rifulse il Sole,
e tutta apparve la battaglia. Aiacedisse allora all'Atride: Or guarda intorno,
diletto Menelao, vedi se trovidi Nestore ancor vivo il forte figlio
Antėloco, e di volo al grande Achille
nunzio del fato del suo caro il manda.
Mosse pronto a quei detti il generosoAtride, e s'avvïō come lïone
che il bovile abbandona lasso e stancod'azzuffarsi co' veltri e co' pastori
tutta la notte vigilanti, e il pingue
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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