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      d'una tuba talor s'ode lo squillo,
      quando d'assedio una cittą serrandoarmi grida terribile il nemico,
      cosģ chiara d'Achille era la voce.
      N'udiro i Teucri il ferreo suono, e a tuttitremaro i petti; si rizzār sul collo
      ai destrieri le chiome, e d'alto affannopresaghi addietro rivolgean le bighe.
      Gli aurighi sbigottīr, vista la fiammache da Minerva di repente accesa
      orrenda e lunga su la fronte ardeadel magnanimo eroe. Tre volte Achille
      dalla fossa gridņ: tre volte i Teucri
      e i collegati sgominārsi, e dodicide' pił prestanti fra i riversi cocchi
      trafitti vi perīr dal proprio ferro.
      Pronti intanto gli Achei di sotto ai densistrali sottratto di Menčzio il figlio,
      il locār nella bara, e gli fźr cerchiolagrimando i compagni. Anch'ei veloce
      v'accorse Achille, e si disciolse in piantonel feretro mirando il fido amico
      d'acuta lancia trapassato il petto.
      Egli stesso con carri, armi e destrieril'avea spedito alla battaglia, e freddo
      lo rļebbe al ritorno e sanguinoso.
      Costrinse allor la veneranda Giuno
      suo malgrado a calar nelle correntidell'Oceąno l'instancabil Sole.
      Ei si sommerse, e dal crudel conflittoebber tregua gli Achei. Dier posa all'armi
      di rincontro i Troiani; i corridorisciolser dai cocchi, e pria che a cibo alcuno
      volger la mente, convocār consiglio.
      Ritti in piedi aprīr essi il parlamento;
      né verun di sedersi ebbe fidanza,
      perché d'Achille la comparsa orrendafacea loro tremar le vene e i polsi,
      ché da lunga stagion ne' lagrimosicampi di Marte non l'avean veduto.
      Prese tra lor Polidamante il primoa ragionar.


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Iliade
di Homerus (Omero)
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