verrà nosco a pugnar sotto le mura,
duro affar troveravvi, e poiché stancain vane giravolte avrà la foga
de' suoi superbi corridor, gli fiaforza alle navi ritornar confuso;
né di scagliarsi dentro alla cittadedaragli il cuore, e pria che porla al fondo,
ei farà sazii del suo corpo i cani.
Qui tacque; e bieco gli rispose Ettorre:
Tu non mi fai gradevole proposta,
Polidamante, no, quando n'esortia serrarci di nuovo entro le mura.
E non vi noia ancor di quelle torrila prigionia? Fu tempo in cui le genti
di vario favellar tutte a una vocedicean ricca di molto auro e di bronzo
la città prïameia. Or dalle casedileguârsi i tesori. Alle contrade
dell'amena Meonia e della Frigia
molta ricchezza ne passò vendutada che l'ira di Giove i Teucri oppresse.
Ed or che Giove innanzi a questi legnid'alta vittoria mi fe' lieto, e diemmi
che al mar chiudessi le falangi achee,
non far palese, o stolto, ai cittadiniquesto consiglio, ché nessuno avrai
fra i Troiani sì vil che lo secondi,
né patirollo io mai. Teucri, obbediamotutti al mio detto. Ristorate i corpi
al suo posto ciascuno, e vi sovvegnadelle scolte per tutto e delle ronde.
Qualunque de' Troiani in pensier stassidi sue ricchezze, le raguni, e poscia
largo ai soldati le spartisca. E meglioche alcun nostro ne goda, e non l'Acheo.
Sull'aurora dimani in tutto puntoassalirem le navi: e se il divino
Achille all'armi si svegliò davvero,
gli fia la pugna, se la vuol, funesta.
Non fuggirollo io, no, nell'affannosoballo di Marte, ma starogli a fronte
con intrepido petto. Uno de' due
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Iliade
di Homerus (Omero)
pagine 483 |
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Ettorre Meonia Frigia Giove Teucri Giove Troiani Troiani Acheo Marte
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